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| Come già ricordato
in precedenza, sin dalla sua nascita la Cisl
ha sempre proclamato come la via maestra per regolamentare il rapporto di lavoro sia il
contratto e non la legge e quindi le parti titolate a discuterne siano le parti sociali
(sindacati dei lavoratori e associazioni degli imprenditori) e non le sedi istituzionali,
quali il Governo ed il Parlamento. Pur riconoscendo piena legittimità a queste sedi
democratiche di legiferare e comunque di assumere provvedimenti in materia di lavoro, la
Cisl ha sempre guardato con sospetto questi interventi e spesso nel corso della storia di
questi decenni li ha denunciati come indebite lesioni dellautonomia delle parti
sociali in un campo di loro pertinenza.
In questo caso lopposizione della Cisl al provvedimento era motivata dalla stipula lanno precedente di un accordo interconfederale sulla stessa materia, che istituiva un collegio sindacale di conciliazione e di arbitrato per la discussione di tutti i contenziosi in materia di licenziamenti individuali, mantenendo quindi allinterno di una procedura sindacale la gestione della problematica regolata dallaccordo. La Cisl dichiarò di non opporsi ad una legge che emendava il codice civile là dove non prevedeva la giusta causa in materia di licenziamento individuale, ciò infatti avrebbe rafforzato lesigibilità dellaccordo interconfederale e delle procedure in esso contenute. La contrarietà nasceva invece dallintroduzione nella legge di procedure alternative per la risoluzione dei contenziosi, affidate ovviamente allamministrazione giudiziaria. Così facendo la gestione del contenzioso si spostava dalla sede sindacale a quella giudiziaria; lorganismo dirimente non era più il collegio sindacale, ma il pretore o il giudice del lavoro. In ciò la Cisl vedeva non solo una lesione dellautonomia sindacale, ma anche un attacco alla sua rappresentatività e quindi, in ultima analisi, un indebolimento del potere sindacale. Non a caso lintroduzione dellopuscolo, di cui è riportata la copertina e che contiene gli interventi dei 16 "deputati-sindacalisti" della Cisl nel dibattito parlamentare, si conclude con queste parole: "Ma i quesiti che oggi, a legge approvata, ci si devono porre per comprendere latteggiamento dei deputati sindacalisti, sono: il sindacato esce rafforzato dallapprovazione di una legge che affida ad altri poteri la magistratura materie di sua stretta competenza? E i lavoratori, sono realmente più tutelati dalla legge per quel sommo loro bene che è il posto di lavoro? Il tempo certamente fornirà le più ampie risposte. Ed è perché la Cisl guardava al futuro che ha assunto quellatteggiamento." Latteggiamento cioè di chiedere ai suoi deputati di astenersi in una votazione parlamentare, in cui i voti favorevoli furono 422 su 454 votanti e quindi compresero anche il voto della destra liberale ed il cui sostegno fuori dal parlamento non fu assicurato solo da Cgil e Uil, ma anche dalle Acli, lorganizzazione da sempre vicina al sindacato democratico. |