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Luigi Morelli


Luigi Morelli nasce il 24 agosto 1895 a Castellanza, in provincia di Varese,

da una famiglia di piccoli negozianti. Compie i suoi studi regolari fino alla 5a elementare, ma già a 12 anni inizia a lavorare in piccole ditte della zona, passando successivamente alle dipendenze del Cotonificio Cantoni di Castellanza come impiegato amministrativo. Appena diciottenne partecipa ai primi scioperi ed inizia a frequentare la locale Camera del Lavoro. Nel 1913 si iscrive al Partito Socialista, aderendo alla frazione massimalista, che allora egemonizzava la CGL nell’Alto Milanese in contrapposizione alla linea nazionale riformista.

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Nel 1915 per la sua attività di propagandista sindacale viene licenziato dal Cotonificio Cantoni. Dopo alcuni mesi di attività precarie viene chiamato ad amministrare la Cassa Popolare Depositi e Prestiti di Busto Arsizio, controllata dal movimento socialista.

Negli anni precedenti Morelli aveva migliorato la sua istruzione e approfondito la sua cultura in modo autodidatta e ciò lo aiuta, insieme all’esonero dal servizio militare, ad essere assunto presso la ragioneria del comune di Busto Arsizio e contemporaneamente ad essere nominato vice segretario della Camera del Lavoro. Le difficoltà economiche personali in cui viene a trovarsi nella situazione di incertezza seguita al primo conflitto mondiale, lo spingono a rassegnare le dimissioni dalla Camera del Lavoro ed a emigrare ventiquattrenne in Argentina.

Sarà però un allontanamento di soli 10 mesi, durante i quali non rinuncerà tra l’altro al suo impegno politico, militando nelle fila del Partito Socialista Internazionalista.

Nonostante la sua assenza infatti viene eletto sindaco di Castellanza nelle elezioni amministrative dell’autunno del 1920, un motivo importante per tornare in patria nel mese di novembre di quell’anno. Questa esperienza, insieme al velleitarismo della corrente massimalista del Partito Socialista, lo portano ad un ripensamento della sua posizione nel partito, spingendolo ad aderire alla corrente riformista. Agli inizi del 1921 gli torna impellente il problema del lavoro, fino a che la segreteria generale della CGL lo destina a presiedere la Camera del Lavoro di Ferrara. Sono gli anni in cui si sta progressivamente affermando il movimento fascista, che è particolarmente virulento nelle zone della bassa padana. Morelli è vittima di più di un’aggressione fascista, ma non demorde dalla sua militanza politico-sindacale. La violenza delle vicende politiche di quel periodo servono anzi ad accentuare di converso l’umanitarismo e la linea non-violenta delle sue posizioni, che già l’avevano portato ad abbracciare la linea riformista all’interno del Partito Socialista.

Dopo che i fascisti occupano la Camera del Lavoro di Ferrara, Morelli si ritrova per l’ennesima volta senza un’occupazione. Sempre con incarichi sindacali sarà prima a Firenze, poi a Venezia, poi a Napoli finché l’avanzata del regime fascista rende del tutto impossibile l’attività sindacale. Nel 1925 viene arrestato in provincia di Bologna ed inviato con foglio di via a Legnano, dove nel frattempo si è trasferita la sua famiglia. Morelli cerca di reagire in qualche modo alla situazione, ma l’autoscioglimento della CGL all’inizio del 1927, una scelta che lo vede decisamente contrario, lo porta ad abbandonare temporaneamente la vita politico-sindacale, adattandosi a lavorare come impiegato nella Società Elettrica Alto Milanese. In questo stesso periodo, l’evoluzione del suo pensiero lo porta sempre più vicino ai valori evangelici, fino a che in quegli anni si compie la sua conversione al cristianesimo. Riprende la sua militanza nel 1935, dopo otto anni di vita privata, e questa volta nelle fila dell’Azione Cattolica. Da lì, attraverso la Resistenza, torna al suo primitivo impegno sindacale partecipando come membro del Comitato Sindacale Democratico Cristiano per l’Alta Italia ed organizzando da quella posizione la mobilitazione nelle fabbriche e gli scioperi che aiutarono la liberazione dal fascismo nel periodo compreso tra il 1943 ed il 1945.

Nel dopoguerra l’impegno di Morelli prosegue dentro la Corrente Cristiana della CGIL unitaria ed insieme come organizzatore dei circoli delle Acli e, a partire dal 1948, anche come parlamentare della DC.

Nel sindacato ricopre la carica di segretario della Camera del Lavoro di Milano per la Corrente Cristiana, posizione che manterrà fino alla scissione del 1948. In questo periodo affina ulteriormente le sue capacità tecniche, in una serie di trattative ed accordi sindacali con cui si tenta di ricostruire un impianto di tutele contrattuali dopo la gestione corporativa del periodo fascista. Questa esperienza risulterà preziosa poi nella LCGIL e nella CISL, dove il contributo di Morelli sul piano contrattuale fu importante. Dopo la scissione Morelli si trova al vertice della LCGIL con Pastore e Cuzzaniti e con loro condivide la prospettiva di fondare un nuovo sindacato unitario e democratico, fondato sull’autonomia dalle correnti politiche e a-confessionale, come volle essere successivamente la CISL.

Nella CISL ricopre la carica di Segretario Nazionale Aggiunto.

Da questa autorevole posizione contribuisce ad affermare nel paese il nuovo modello di un sindacalismo libero, aconfessionale, autonomo, democratico e forte "perché esprima -sono sue parole- la sostanziale unità della classe lavoratrice". Inoltre Morelli è un convinto assertore del sindacalismo fondato sull’associazionismo ed in particolare costruito su Federazioni di categoria autonome nella loro azione e basate sull’autogoverno, come nella tradizione tradeunionistica americana.

Il ruolo che occupa lo porta a parecchie trasferte all’estero. E’ presente alla fine del 1949 all’assemblea londinese di costituzione dell’Internazionale dei Liberi Sindacati (Icftu), tiene contatti assidui con l’American Federation of Labour (Afl) negli Stati Uniti, partecipa a numerosi incontri con i sindacati dell’Europa centro-settentrionale. Da tutte queste esperienze trae gli stimoli e gli spunti per un continuo perfezionamento del modello sindacale che la Cisl sta costruendo nel nostro paese.

La sua attività di segretario sindacale si intreccia con quella di parlamentare. Morelli coordina il lavoro della "pattuglia" dei 14 sindacalisti eletti nelle liste della Dc e dei partiti centristi dalla Cisl. All’inizio degli anni ’50 la condizione dei lavoratori in Italia è miserevole. Da un’inchiesta promossa dal parlamentare socialdemocratico Ezio Vigorelli, risulta che 1.357.000 famiglie sono prive di un’entrata economica regolare, che è diffuso il fenomeno della scarsa alimentazione e ancor più l’insufficienza di locali per abitazione, che il salario medio è circa la metà di quello necessario per

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Giovanni Cattaneo, "Luigi Morelli, l’uomo, il politico, il sindacalista", Edizioni Lavoro, 1978 – Il libro da cui è stata tratta questa nota biografica)

fronteggiare il costo della vita. Ciò spinge ad un’attività anche parlamentare di promozione del lavoro e delle condizioni di vita dei lavoratori oltre che a quella fondamentale di tutela esercitata nel sindacato.

I diversi ruoli istituzionali giocati non lo tengono comunque lontano dai problemi concreti dei lavoratori e dalle situazioni specifiche. Con riguardo alla provincia di Varese, Morelli ad esempio si occupa personalmente di tutta la vicenda legata alla crisi della Siai Marchetti. La sua presenza viene richiesta da più parti per tenere conferenze e comizi. E’ appunto in una di queste occasioni che perde la vita, quando, nel viaggio per recarsi a parlare ai braccianti di Comacchio in sciopero, il 18 luglio 1954, viene coinvolto in un incidente automobilistico mortale.

Con Luigi Morelli, la Cisl perde colui che sarebbe stato il probabile e naturale successore di Giulio Pastore.


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